Pandolfa si prepara a vivere un secondo Rinascimento.
La storia passata e quella presente della Tenuta si incontrano nelle bottiglie di vino.
I personaggi del Rinascimento legati alla storia della Tenuta rivivono nelle nostre etichette, e su tutti lui: Sigismondo Pandolfo Malatesta e la celebre rappresentazione che ne ha fatto Piero della Francesca. Con un linguaggio ironico e contemporaneo, Pandolfo Malatesta, la sua prima moglie Ginevra, Federico da Montefeltro (suo acerrimo nemico) e la moglie Battista Sforza si ritrovano a vivere tra colori ispirati agli anni ‘50, periodo di un importante restauro della Villa, e becchi d’uccello al posto del naso, per rendere omaggio all’opera “Calamita Cosmica” di Gino De Dominicis e all’arte italiana in generale.
L’obiettivo è l’immediata riconoscibilità: da un lato quella dei personaggi e delle opere del tempo, dall’altro quella del carattere schietto di questi vini.
Risalta così anche l’unicità di questa storia, e il modo con cui la stiamo ancora scrivendo: con slancio, entusiasmo, impegno e quel tanto che basta di leggerezza.
Sapendo da dove veniamo e dove vogliamo arrivare.
L’inverno 2019 sino a febbraio, è iniziato all’insegna del grande freddo, associato a modestissime precipitazioni e abbondanti nebbie. Le condizioni meteorologiche hanno favorito le pratiche colturali invernali pur destando timori per il modesto accumulo di riserve idriche anche ad alta quota.
I mesi di febbraio, marzo e aprile si sono caratterizzati da piogge decisamente sotto la media al nord e al centro (con assenza di nevicate anche in montagna) e temperature decisamente miti.
La flora spontanea e le piante coltivate seppur rallentate dal forte freddo di dicembre e gennaio, spinte dalle temperature alte e dal suolo asciutto e caldo hanno avviato la ripresa vegetativa con oltre 10 giorni di anticipo, in questo quadro la vite non ha fatto eccezione. Tutto il mondo agricolo si è trovato accumunato dalle ansie da siccità e dalle brinate tardive.
In questo scenario che appariva ormai di annata precoce e siccitosa ha fatto irruzione un maggio assolutamente anomalo caratterizzato da notevoli abbassamenti termici (diffusamente e abbondantemente sotto i 5°C di minima ancora a metà maggio), abbondantissime piogge e nevicate sulle alture (protrattesi sulle alpi e nelle vette appenniniche sino alla terza decade di maggio). In questo contesto surreale ed imprevisto si sono registrate notevolissime difficoltà agricole: esondazioni di fiumi in pianura, difficoltà a regimare le acque in collina, azzeramento della produzione di miele, danni alle primizie agricole, nette difficoltà allo svolgimento delle ordinarie pratiche agronomiche con particolare apprensione per la peronospora (soprattutto per la riduzione del rame metallo utilizzabile nei trattamenti a 4 kg ettaro anno).
La vite ha rallentato il suo precocissimo avvio vegetativo, limitando il vigore (e l’emissione di femminelle). L’anticipo di germogliamento è stato completamente assorbito tanto che la fioritura è avvenuta mediamente con 7 giorni di ritardo, a inizio maggio la vite aveva 10 giorni di anticipo e a fine mese ne aveva ben 7 di ritardo.
I primi anticicloni (africani) hanno raggiunto l’Italia nella seconda decade di giugno facendo alzare le temperature e consentendo di riavviare le normali pratiche agricole.
L’estate si è svolta con grande regolarità alternando brevi (ma intensi) anticicloni africani con lunghi e da anni ormai non così abbondanti anticicloni delle Azzorre, ne è conseguito un’estate meteorologicamente di “altri tempi” con picchi di calore intensi ma limitati, piogge regolari, discrete escursioni termiche e umidità mediamente sostenuta. Sporadiche ma intensissime le grandinate e i fortissimi venti.
La vite, laddove non danneggiata dalle avversità fungine e meteoriche, è arrivata a fine estate in condizioni ideali di vegetazione (senza eccessi), quantità (leggermente sotto la media) e timing (con un piccolo ritardo rispetto alle ultime annate ma in linea con gli anni ’90): tutte premesse di una bella annata.
La vendemmia è iniziata a fine agosto per le varietà bianche più precoci e diffusamente dalla terza decade di settembre per i migliori Sangiovese. Uno stupendo ottobre ha consentito di completare le vendemmie in serenità.
I vini hanno indubbiamente rango: un ottimo bilanciamento tra fragranze e concentrazione ed espressioni molto nitide del territorio. Si intravvede un grande equilibrio tra sapore, profondità e carattere.
E’ sempre più attuale la riflessione sul ruolo determinante del vignaiolo, della vigna, della disciplina e dell’esperienza come strumenti per fare sintesi tra condizioni ambientali sempre più bizzarre e la necessità di portare pace e lungimiranza al sistema vite-suolo-clima.
Fonte: Francesco Bordini